“Sulle pensioni di reversibilità il governo tira il sasso e poi nasconde la mano”. E’ quanto affermano in una nota congiunta i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Vera Lamonica, Maurizio Petriccioli e Domenico Proietti.
“Nella proposta di legge delega sulla povertà – si legge nella nota – è scritto che si intende operare una ‘razionalizzazione’ delle prestazioni assistenziali, anche di natura previdenziale, introducendo principi di selettività tramite applicazione dell’Isee”.
“L’obiettivo dichiarato – prosegue la nota – è il reperimento di risorse per un Piano nazionale contro la povertà, ma ancora una volta si scopre un cinismo di fondo: se si deve dare qualcosa ai poveri bisogna toglierla a chi è appena meno povero. Logica questa che invece non si vede quando si opera sulle imprese o si tagliano le tasse anche a chi potrebbe e dovrebbe pagarle”.
“Ci opporremo ad una logica siffatta – affermano i tre dirigenti sindacali -, tanto più se si intende mettere le mani su prestazioni, quali la reversibilità, che sono di natura previdenziale, e quindi sono pagate con i contributi dei lavoratori, con ciò colpendo soprattutto le donne”.
“Sulle pensioni negli ultimi anni – conclude la nota – si è operato uno scempio ed è semmai ora di mettervi riparo, aprendo un confronto su come restituire equità, solidarietà e flessibilità al sistema, come richiesto da Cgil, Cisl e Uil al Presidente del Consiglio. Ogni tentativo di fare ancora cassa sulle pensioni lo contrasteremo in tutti i modi possibili.
Leggi l’articolo di Ivan Pedretti, Segretario Generale Spi Nazionale